Rime di Argia Sbolenfi/Libro secondo/ΚΑΥΣΟ
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ΚΑΥΣΟ
Su ’l reo lito che Pàsife
contaminò con l’esecrando fallo
forse l’industre Dedalo
4torse in cavo cilindro il tuo metallo,
ti lavorò ne l’ebano
la mobil elsa e, con la man divina,
su la sudata incudine
8per consiglio d’Igea temprò la spina.
I suoi possenti farmachi
Esculapio di poi t’ascose in seno
ed ai dolenti podici
12consolator t’offrì turgido e pieno.
Oh, qual grido di giubilo
il tuo primo apparir ne ’l mondo accolse!
come le terga subito
16la constipata umanità ti volse!
E tu, buono, e sollecito
più de l’altrui che de la tua fortuna,
a le ribelli viscere
20pronto volasti ad esplorar la cruna;
nè ti commosse il torbido
occhio che a l’opra tua natura oppose,
nè d’atre bocche l’alito
24cui tolse il fato d’emular le rose;
ma la compressa cannula
un tepido zampillo alto sospinse
che, su l’esempio d’Ercole,
28Caco ne l’antro suo sorprese e vinse.
Corsero allor le lubriche
linfe la cieca via che a l’Orco immette
e strani indi scoppiarono,
32da l’opposto emisfer, venti e saette.
Indi a i redenti visceri
un po’ di pepe e sal non parve ostile
ed i mal sani fegati
36riser, purgati da la densa bile.
A voi, ventri purissimi,
che di mal digerirmi avete il vanto,
a voi consacro e dedico
40l’opportuno rimedio e questo canto.