Piano regolatore di Roma 1883 - Relazione/I giardini e i viali di passeggio

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I giardini e i viali di passeggio


Il piano regolatore provvede di giardini pubblici ogni nuovo quartiere di abitazioni, profittando di quegli spazi, che riuscirebbero per speciali condizioni disadatti ad essere fabbricati. Il Castro Pretorio, la prima zona dell’Esquilino, il versante del Quirinale volto ad Oriente, e quello del Viminale volto ad Occidente hanno il loro giardino già abbozzato sui piazzali delle Terme Diocleziane. Le altre zone dell’Esquilino e l’Oppio lo avrebbero alle Terme di Tito, nell’altipiano compreso tra le vie di S. Lucia in Selci, di S. Martino, delle Sette Sale e Labicana, ove occorre solo far piantagioni [p. 104 modifica]negli intervalli dei ruderi, e tracciare delle strade a scomparto irregolare, che rispettino e circondino gli antichi avanzi. Il Celio ha già il suo giardino, volgarmente detto l’Orto Botanico, e fra il Celio e l’Aventino vi sarebbe la maestosa contrada delle antichità comprendente l’Anfiteatro Flavio, gli Archi, il Fôro, il Palatino da circondarsi di stradoni e di alberi. Il quartiere in Prati avrà anche esso il suo giardino, demolendo le caserme e le casematte nell’interno della cinta bastionata da ridursi a semplice parapetto con cancelli, e facendovi piantagioni attraversate da strade, in comunicazione con quelle del quartiere che vi mettono capo. Il Trastevere ha già il giardino a S. Pietro in Montorio; e la città bassa alla destra del Tevere ha quello elegantissimo del Pincio.

Tutti questi o nuovi o esistenti giardini pubblici non offrono però il commodo di estesi passeggi, in ispecie per i cocchi, e per cavalcare: epperò nel disegno del piano regolatore si è procurato di rimediare alla mancanza con un amplissimo giro di viali, che a seconda dei luoghi potranno comportare o due o quattro file regolari di alberi. Essi sono studiati in modo da mettere in comunicazione tutti gli indicati giardini; abbracciano tutta la periferia o abitata o destinata a novelle abitazioni, e con accorgimento si sviluppano in luoghi di importanza archeologica, e d’onde si possono scorgere le più belle viste della città e della campagna; al quale effetto taluna volta si preferisce percorrere qualche tratto all’esterno delle mura. Gioverà indicarne il giro principale. Il pomerio interno iniziato al Castro Pretorio continua fino al di là della nuova [p. 105 modifica]Porta o Barriera S. Lorenzo, per passare sotto il nuovo cavalcavia, che dicemmo converrà aprire in corrispondenza del viale Manzoni già sistemato. Prima del cavalcavia mediante il viale allargato di Porta S. Lorenzo, e dopo il cavalcavia mediante il viale Principessa Margherita si avranno due collegamenti coi giardini di Termini. La via Merulana e la Labicana in continuazione del viale Manzoni, pur esse alberate, si legano al Giardino delle Terme di Tito, e a quello chiamato l’Orto Botanico, che proseguendo per lo stradone di S. Gregorio, e per la via della Moletta ridotta a viale, raggiungerà l’alberata della via di S. Paolo. Ma il viale Manzoni si collega mediante diramazioni all’altro esistente fra S. Croce in Gerusalemme e San Giovanni in Laterano. Quivi si apre un nuovo pomerio interno, che ad un certo punto incontra e traversa la via di Porta S. Sebastiano e circonda le Terme di Caracalla fino alla sommità del colle di Marte, o falso Aventino, per discendere poi all’alberata di S. Paolo e al Testaccio. Uno stradone di questo quartiere mette al ponte presso Porta Portese; dal quale punto si può seguire la passeggiata esterna e rientrare a Porta S. Pancrazio, o salire direttamente al giardino di San Pietro in Montorio, passando avanti la nuova stazione ferroviaria del Trastevere presso S. Cosimato. Un tratto poi di passeggiata gradevolissima per mirabili vedute sarà quello che è disegnato su tutta l’estensione della vetta del Gianicolo, e che si congiunge alla città per tre discese incontro ai Ponti Sisto, della Longara, e di S. Giovanni dei Fiorentini. Dopo un esteso svolgimento di viali con belvederi, e a traverso private villette, e [p. 106 modifica]con agevole discesa presso le mura Leonine, la passeggiata traverserebbe il Manicomio alla sua estremità meno importante, ove in ogni modo l'edifizio deve essere modificato per i lavori di sistemazione del fiume. Si segue poi il lungotevere fino al giardino della Mole Adriana, e continuando sullo stradone ripuario dei Prati di Castello si raggiunge il Ponte dietro l’emiciclo di Piazza del Popolo, e quindi può salirsi al Pincio. Che se vuolsi correre anche maggiore estensione di passeggiata, si può uscendo dalla barriera profittare dei grandi viali attorno la piazza d’Armi, e traversare invece il Tevere al nuovo ponte, che collegherà la stessa Piazza al Borgo Flaminio. Uno stradone del Borgo serve poi a condurre al piazzale innanzi la Porta del Popolo, da dove profittando dello spazio fra le mura e la cinta di Villa Borghese, alcune rampe a dolce pendenza permetterebbero di ascendere anche da questa parte al giardino del Pincio. Finalmente il disegno della passeggiata indica l’apertura di un nuovo viale, che dal piazzale esterno dell'Accademia di Francia penetra nell’Orto dell’Accademia stessa e in quello delle Monache della Trinità dei Monti, per traversare la Via di Porta Pinciana poco al disopra della villetta Bobrinski, ed entrare nella villa Ludovisi, fino a raggiungere e confondersi coll’attuale strada di Porta Salaria fra la villa stessa ed il terreno Spithower. Questa strada allargata giunta alla Porta Salaria uscirebbe all’esterno, per seguire le mura, colla vista dell’amenissima campagna fra la Porta Salaria e la Porta Pia, e continuando sempre all’esterno rientrerebbe in città per apposita barriera, da aprirsi in corrispondenza dell'interno pomerio al Castro Pretorio. [p. 107 modifica]La Commissione approva il progetto delle pubbliche passeggiate testè descritte, nel riflesso che tutte le città principali hanno dovuto soddisfare a questo bisogno della moderna vita civile, e vi hanno in genere provveduto con viali di circonvallazione. Ma la Commissione stessa ha osservato, che il viale proposto attraverso la villa Ludovisi avrebbe l'inconveniente di separare il casino dalla villa. Ora non conviene, senza necessità, guastare le ville patrizie, che sono già uno degli ornamenti di Roma, e che sono visitate con piacere dai forestieri e dagli stessi romani. Volendo tuttavia conservare la continuità, che l'autore del progetto ha cercato di ottenere in tutto il giro della passeggiata cittadina, essa ha suggerito e disposto, che quando il viale proveniente dal Pincio sia giunto alla traversata della via di Porta Pinciana, segua questa via debitamente corretta e ampliata fino alle mura, e uscendone percorra il pomerio esterno, come d’altronde si è praticato pel seguente tratto dalla Porta Salaria al Castro Pretorio.