Piano regolatore di Roma 1883 - Relazione/Il grande passeggio esterno
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Il grande passeggio esterno.
Dopo ciò la Commissione era giunta al termine dell’esame di tutte le parti del piano regolatore e di ampliamento della città presentatole dalla Giunta. Ma il Presidente della Commissione stessa appuntava in quel piano una lacuna, che riteneva assai grave, se si desidera un disegno che provvegga a tutte le esigenze del viver odierno in una grande città Capitale. Notava cioè la mancanza assoluta di un grande passeggio esterno, di un grande luogo di ritrovo popolare e campestre; qualche cosa insomma che potesse assomigliare al Bois de Boulogne di Parigi, all'Hyde Park di Londra, e di cui in Italia non se ne ha che un saggio alle Cascine di Firenze ed alla Porta Orientale di Milano. Il Monte Pincio, il Gianicolo non soddisfano allo scopo di uscire all’aperto, di trattenervisi, di godere alle porte quasi di Roma le amenità e la libertà propria della campagna. Un tal genere di passeggio dovrebbe comprendere boschi, praterie, lunghi e spaziosi viali, casine, trattorie; giacere in pianura nella massima parte, in parte soltanto costeggiare la collina, ed offrire bella varietà di vista. Dovendolo costituire per la nostra città avrebbe a scegliersi la contrada esterna, alla quale il popolo già affluisce nei dì festivi e che mostra di prediligere. Posto così il concetto e il programma, il Presidente domandava alla Commissione, se la sua idea era appoggiata, se si credeva indispensabile designare nel piano una estensione di terreno, da espropiarsi e destinarsi al grande passeggio esterno; se accoglieva la proposta, che egli stesso faceva del luogo, indicandolo fuori la porta del Popolo, dal punto detto Papa Giulio alla pianura chiamata la villa Inghirami e i prati di Acqua Acetosa, tra la pendice settentrionale dei colli Parioli, la Flaminia e la sponda sinistra del Tevere. Egli faceva riflettere, che qualora fosse ammessa la necessità della sua proposta, bastava segnare nel piano regolatore i confini e la superficie del terreno da riservarsi allo scopo indicato, rimandando lo studio dei particolari, le piantagioni, l'apertura degli stradoni, le costruzioni campestri al tempo dell'esecuzione graduale di anno in anno: quello che importa si è di avere oggi a poco prezzo la occorrente zona ed impedire, che le vigne e le rare casine di poco conto non si trasformino per opera degli interessati in luoghi di delizia, lo che fra pochi anni renderebbe onerosissima e forse decupla l'indennità di espropriazione. La discussione sull’argomento fu lunga, e i pareri diversi; ma più sulla estensione, e sulla postura del gran passeggio, che sulla massima. Non mancavano altre proposte, quella cioè di occupare tutta la catena dei Parioli, e l'altra di annettere al Pincio le ville prossime, in ispece la villa Borghese. Al che si contrapponeva o la natura accidentata del suolo contraria al carattere dei luoghi di ritrovo suburbani, che vogliono di preferenza essere situati in pianura, o il costo soverchio di primo acquisto. In conclusione la maggioranza della Commissione, e la maggioranza della Giunta, che in proposito fu interpellata, accettarono la proposta, e stabilirono, che nel piano regolatore e di ampliamento, entro i confini indicati dal proponente, fosse segnato lo spazio, da trasformare in grande passeggio esterno.