<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/780&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20130712194231</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/780&oldid=-20130712194231
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 780 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 181modifica] considerata e sempre meglio svolta. Non solamente i bisogni della lingua aumentano e si rinnuovano tutto giorno, ma i mezzi della lingua, senza la novità delle parole, tutto giorno diminuiscono. Quante voci e modi e frasi che una volta erano e usitatissime e naturalissime e chiarissime e comunissime ed utilissime efficacissime espressivissime frequentissime nel discorso, ora, per essere antiquate, o non son chiare, o anche potendosi intendere, anche essendo chiarissime, non si debbono né possono usare perché non riescono e non cadono naturalmente e manifestano e sentono quello che sopra ogni cosa si deve occultare, lo studio e la fatica dello scrittore. Questo accade in ogni lingua; tutte si vanno rinnovando, cioè dismettendo delle vecchie e adottando delle nuove voci e locuzioni. Se questa seconda parte viene a mancare, la lingua non solamente col tempo non crescerà né acquisterà, come hanno [p. 182modifica]sempre fatto tutte le lingue cólte o non cólte e come si è sempre inculcato a tutte le lingue