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(778-779-780) pensieri 181

servendosi degl’istrumenti e mezzi altrui, e quasi trasformandosi  (779) in un’altra, o, vogliamo dire, facendosi provincia e suddita di un regno straniero come i piccoli e deboli confederati de’ grandi e potenti, essa ch’era capo di tutte le lingue viventi. Laddove, siccome le altre lingue, come anche le altre letterature e repubbliche scientifiche, raddoppiano l’energia e la veemenza e gagliardia del loro corso, cosí che in breve riguadagneranno lo spazio perduto da’ loro maggiori in confronto nostro, e, se noi non ci moviamo, ci pareggeranno finalmente ben presto e poi ci passeranno (che in quanto a moltissimi rami del sapere è già accaduto): cosí conviene che ancor noi pareggiamo i nostri ai loro sforzi e cosí, non perdendo il vantaggio acquistato, restiamo perpetuamente superiori a tutti, se non nel presente valore, certo pel detto vantaggio acquistato dagli avi e mantenuto da noi.

Conchiuderò con una osservazione che, benché fatta, io credo, da altri, tuttavia merita di essere ripetuta, perché sia sempre piú  (780) considerata e sempre meglio svolta. Non solamente i bisogni della lingua aumentano e si rinnuovano tutto giorno, ma i mezzi della lingua, senza la novità delle parole, tutto giorno diminuiscono. Quante voci e modi e frasi che una volta erano e usitatissime e naturalissime e chiarissime e comunissime ed utilissime efficacissime espressivissime frequentissime nel discorso, ora, per essere antiquate, o non son chiare, o anche potendosi intendere, anche essendo chiarissime, non si debbono né possono usare perché non riescono e non cadono naturalmente e manifestano e sentono quello che sopra ogni cosa si deve occultare, lo studio e la fatica dello scrittore. Questo accade in ogni lingua; tutte si vanno rinnovando, cioè dismettendo delle vecchie e adottando delle nuove voci e locuzioni. Se questa seconda parte viene a mancare, la lingua non solamente col tempo non crescerà né acquisterà, come hanno