Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/767

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[p. 174 modifica] le hanno mai per origine, né per natura. Tutte a presso a poco sono disposte ad acquistarle, e possono non acquistarle mai e restarsene poverissime e debolissime e impotentissime e uniformi, cioè senza né ricchezza né copia né varietà. Tale sarebbe restata la lingua nostra, senza quello ch’io dirò. Tutte lo sono nei loro principii, e non intendo mica nei loro primissimi nascimenti, ma finattanto che non sono coltivate e con molto studio ed impegno e da molti e assiduamente e per molto tempo. Quello che procura alle lingue le dette facoltà e buone qualità è principalmente (lasciando l’estensione, il [p. 175 modifica]commercio, la mobilità, l’energia, la vivacità, gli avvenimenti, le vicende, la civiltà, le cognizioni, le circostanze politiche, morali, fisiche delle nazioni che le parlano) è, dico, principalmente e piú stabilmente e durevolmente che qualunque altra cosa, la copia e la varietà degli scrittori che l’adoprano e coltivano (vedi p. 1202). Questa, siccome, per ragione della maggior durata, e di altre molte circostanze, fu maggiore nella Grecia che nel Lazio, perciò la lingua greca possedé le dette