Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/767
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le hanno mai per origine, né per natura. Tutte a presso a poco sono disposte ad acquistarle, e possono non acquistarle mai e restarsene poverissime e debolissime e impotentissime e uniformi, cioè senza né ricchezza né copia né varietà. Tale sarebbe restata la lingua nostra, senza quello ch’io dirò. Tutte lo sono nei loro principii, e non intendo mica nei loro primissimi nascimenti, ma finattanto che non sono coltivate e con molto studio ed impegno e da molti e assiduamente e per molto tempo. Quello che procura alle lingue le dette facoltà e buone qualità è principalmente (lasciando l’estensione, il commercio, la mobilità, l’energia, la vivacità, gli avvenimenti, le vicende, la civiltà, le cognizioni, le circostanze politiche, morali, fisiche delle nazioni che le parlano) è, dico, principalmente e piú stabilmente e durevolmente che qualunque altra cosa, la copia e la varietà degli scrittori che l’adoprano e coltivano (vedi p. 1202). Questa, siccome, per ragione della maggior durata, e di altre molte circostanze, fu maggiore nella Grecia che nel Lazio, perciò la lingua greca possedé le dette