Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/766

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[p. 174 modifica] trasmesso perché facessimo altrettanto, e non mica perché lo seppellissimo come il talento del Vangelo, ne abbandonassimo affatto la coltivazione, credessimo di custodirlo e difenderlo, quando gli avessimo impedito ogni prodotto, la vegetazione, il prolificare, lo considerassimo e ce ne servissimo come di un capitale morto ec.

Osservo anche questo. Noi ci vantiamo con ragione della somma ricchezza, copia, varietà, potenza della nostra lingua, della sua pieghevolezza, trattabilità, attitudine a rivestirsi di tutte le forme, prender abito diversissimo secondo qualunque soggetto che in essa si voglia trattare, adattarsi a tutti gli stili; insomma della quasi moltiplicità di lingue contenute o possibili a contenersi nella nostra favella. Ma da che cosa stimiamo noi che sieno derivate in lei queste qualità? Forse dalla sua primitiva ed ingenita natura ed essenza? Cosí ordinariamente si dice, ma c’inganniamo di gran lunga. Le dette qualità, le lingue non