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pensieri |
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commercio, la mobilità, l’energia, la vivacità, gli avvenimenti, le vicende, la civiltà, le cognizioni, le circostanze politiche, morali, fisiche delle nazioni che le parlano) è, dico, principalmente e piú stabilmente e durevolmente che qualunque altra cosa, la copia e la varietà degli scrittori che l’adoprano e coltivano (vedi p. 1202). Questa, siccome, per ragione della maggior durata, e di altre molte circostanze, fu maggiore nella Grecia che nel Lazio, perciò la lingua greca possedé le dette (768) qualità, in maggior grado che la latina; ma non prima le possedé che fosse coltivata e adoperata da buon numero di scrittori, e sempre, come accade universalmente, in proporzione che il detto numero e la varietà o de’ soggetti o degli stili o degl’ingegni degli scrittori fu maggiore e s’accrebbe. La lingua latina similmente non le possedé (sebben meno della greca, pure in alto grado) se non quando ebbe copia e varietà di scrittori. Tutte le lingue antiche e moderne che hanno mancato di questo mezzo hanno anche mancato di queste qualità. Per portare un esempio, oltre le lingue europee meno colte, la lingua spagnuola, nobilissima e di genio al tutto classico, e somigliantissima poi alla nostra particolarmente, sí per lo genio come per molti altri capi, e sorella nostra non meno di ragione che di fatto, e di nascita che di sembianza, costume, indole, non è inferiore alla nostra nelle dette qualità, se non perché l’è inferiore principalmente nella copia e varietà degli scrittori. Se la lingua francese, non ostante la gran quantità degli scrittori e degli (769) ottimi scrittori, si giudica ed è tuttavolta inferiore alla nostra ed alle antiche per questo verso, ciò è avvenuto per le ragioni particolari che ho piú volte accennate. La riforma di essa lingua, la regolarità prescrittale, la figura datale, avendo uniformato tutti gli stili, la poesia alla prosa, impedita la varietà e moltiplicità della lingua secondo i vari soggetti e i vari ingegni, tolta la libertà, e la facoltà