Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/732

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[p. 155 modifica] 1°, Nessuno dubita che l’imitare, a certi ingegni massimamente, che hanno pochissima o forza o abitudine ed esercizio di forza e d’impazienza e di calore ec., non sia molto piú facile che il creare. E gl’italiani d’oggidí, poetando, appresso a poco, sempre imitano, anche quando non trascrivono, come spesso fanno, e come fa l’Arici, ché [p. 156 modifica]quello si chiama copiare. 2°, Come è piú facile un racconto che un dramma, perché nel dramma ogni errore d’imitazione è palese e si richiede una molto piú esatta corrispondenza alla natura ed al vero; cosí agl’italiani d’oggidí, persone, come ho detto, che non sentono e non hanno bastante cognizione del cuore umano, è molto piú facile il genere immaginativo, che alla fine è cosa arbitraria, e dove si può anche abbagliare, come ha fatto l’Ariosto, di quello che il sentimentale, dove bisogna seguire esattamente e passo passo la natura ed il vero, e dove il cuor di ciascuno è prontissimo