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156 | pensieri | (732-733-734) |
quello si chiama copiare. 2°, Come è piú facile un racconto che un dramma, perché nel dramma ogni errore d’imitazione è palese e si richiede una molto piú esatta corrispondenza alla natura ed al vero; cosí agl’italiani d’oggidí, persone, come ho detto, che non sentono e non hanno bastante cognizione del cuore umano, è molto piú facile il genere immaginativo, che alla fine è cosa arbitraria, e dove si può anche abbagliare, come ha fatto l’Ariosto, di quello che il sentimentale, dove bisogna seguire esattamente e passo passo la natura ed il vero, e dove il cuor di ciascuno è prontissimo (733) e acutissimo e rigoroso giudice della verità o falsità, della proprietà o improprietà, della naturalezza o forzatura, della efficacia o languidezza ec. delle invenzioni, delle situazioni, de’ sentimenti, delle sentenze, delle espressioni ec. E la facoltà immaginativa si può in qualche modo fingere o forzare o almeno comandare: la sensitiva non mai. E perciò non è maraviglia se quei moderni italiani i quali, nelle circostanze che ho esposte di sopra, hanno pur voluto pubblicare opere sentimentali, sono stati fischiati o degni di esserlo. Tanto piú che la imitazione (e questi tali si son dati tutti e totalmente alla imitazione degli stranieri), se disdice all’immaginativo, molto piú al sentimentale, per la stessa ragione per cui il sentimento non si può né fingere né procurare, almeno forzatamente. E cosí tutti i sensati italiani e forestieri si accordano in dire che l’Italia manca del genere sentimentale. (734) Ma non osservano che con ciò vengono a dire e confessare che l’odierna Italia manca di letteratura, certo di poesia. Quasi che il detto genere fosse proprio di questa o quella nazione e non del tempo. Quasi che oggidí la condizione generale degli uomini ammettesse altro genere di poesia e che il mancare di questo genere non fosse lo stesso che mancar di poesia.
La poesia sentimentale è unicamente ed esclusi-