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[p. 480 modifica] non dubitando ch’elle non fossero degne della invidia degl’immortali. (23 dicembre 1820). Vedi p. 494, capoverso 1.


*   Come in quei popoli che non conoscono o non pregiano oro né argento il piú ricco de’ nostri, profondendo danaio, non sarebbe in onore, anzi se non avesse altro mezzo per esser pregiato sarebbe posposto all’infimo di quella gente e per danari non otterrebbe neanche il necessario; cosí, dove l’ingegno o lo spirito non è in pregio o non si sa valutare, l’uomo il piú ingegnoso, il piú spiritoso, il piú grande, se non avrà altre doti, sarà dispregiato e posposto agli ultimi. Cosí s’egli avrà un certo ingegno o un certo spirito, che in quel paese non si pregi. Cosí relativamente ai tempi. In ciascun luogo e in ciascun tempo bisogna spendere la moneta corrente. Chi non è provveduto di questa è povero, per molto ch’egli sia ricco d’altra moneta. (23 dicembre 1820).


*   Tityrus et segetes, Aeneiaque arma legentur
Roma triumphati dum caput orbis erit.
Ovid., Amorum l. 1. [p. 481 modifica]


*   Fortunati ambo! si quid mea carmina possunt,
     Nulla dies umquam memori vos eximet aevo,