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(455-456) | pensieri | 481 |
* Fortunati ambo! si quid mea carmina possunt,
Nulla dies umquam memori vos eximet aevo,
(456)Dum domus Aeneae Capitoli immobile saxum
Adcolet, imperiumque pater Romanus habebit.
- Virg., Aen. IX, 446.
* Usque ego postera
Crescam laude recens, dum Capitolium
Scandet cum tacita virgine pontifex.
Horat. , Carm., III, od. 30, v. 7.
* Roma non è piú la regina del mondo, né il padre romano tiene le redini dell’imperio, né il pontefice ascende piú al Campidoglio colla vestale, e questo da lunghissimo tempo; e tuttavia si leggono ancora i versi di Virgilio, e Niso ed Eurialo non son caduti dalla memoria degli uomini, e dura la fama di Orazio. La fortuna giuoca nel mondo, e certo questi poeti non s’immaginavano che il tempo dovesse penar piú a distruggere i versi loro che l’immenso e saldissimo imperio romano, opera di tanti secoli. Ma quelle carte sono sopravvissute a quella gran mole per mero giuoco della fortuna, la quale ha distrutte infinite altre opere degli antichi ingegni, e conservate queste oltre allo spazio segnato dalla stessa speranza, dallo stesso amor proprio, dalla stessa forza immaginativa de’ loro autori. (23 dicembre 1820).