Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/4357

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[p. 299 modifica] presso tutti i popoli.

Si obbietterà la drammatica. Direi che la drammatica spetta alla poesia meno ancora che l’epica. Essa è cosa prosaica: i versi vi sono di forma, non di essenza, né le danno natura poetica. Il poeta è spinto a poetare dall’intimo sentimento suo proprio, non dagli altrui. Il fingere di avere una passione, un carattere ch’ei non ha (cosa necessaria al drammatico) è cosa alienissima dal poeta; non meno che l’osservazione esatta e paziente de’ caratteri e passioni altrui. [p. 300 modifica]Il sentimento che l’anima al presente, ecco la sola musa ispiratrice del vero poeta, il solo che egli provi inclinazione ad esprimere. Quanto piú un uomo è di genio, quanto piú è poeta, tanto piú avrà de’ sentimenti suoi propri da esporre, tanto piú sdegnerà di vestire un altro personaggio, di parlare in persona altrui, d’imitare, tanto piú dipingerà se stesso e ne avrà il bisogno, tanto piú sarà lirico, tanto meno drammatico. In fatti i maggiori genii e poeti che hanno coltivata la drammatica, (coltivata perché l’hanno creduta poesia, ingannati dal verso, come Virgilio fece un poema epico perché credé che Omero ne avesse fatto), peccano sempre in questo, di dar se stessi piú che altrui. Vedi p. 4367. L’estro del drammatico è finto, perch’ei dee fingere: un che si sente mosso a poetare, non si sente mosso che dal bisogno d’esprimere de’ sentimenti ch’egli prova veramente Vedi p. 4398. Noi ridiamo delle esercitazioni de’ sofisti: che avrà detto Medea ec., che direbbe uno il quale ec. Cosí delle Orazioni di finta occasione, come tante nostre del cinquecento, cominciando dal Casa. Or che altro è la drammatica? meno ridicola perché in versi? Anzi l’imitazione è cosa prosaica: in prosa, come ne’ romanzi, è piú ragionevole: cosí nella nostra commedia, dramma in prosa, ec.