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[p. 463 modifica] quel rimedio era bensí l’unico applicabile a quei tempi e giovò, ma relativamente al peggiore stato in cui si era, non a quello anteriore al male. Giacché questo era necessariamente piú naturale e quindi piú conducente alla felicità di quaggiú. E infatti la vita, sebben tornò ad esser vita, fu però molto minore, meno attiva, meno bella, meno varia e precisamente piú infelice, giacché il cristianesimo non aveva insegnato all’uomo che la vita è ragionevole e ch’egli deve vivere, se non insegnandogli che deve indirizzar questa ad un’altra vita, rispetto alla quale solamente è ragionevole questa vita; e che questa sarebbe necessariamente infelice.


*   Ma il detto effetto non fu colpa del cristianesimo, ma delle cause che aveano, come si è detto, prodotta la necessità di questo rimedio; cause che presto o tardi doveano necessariamente emergere dall’andamento che avea preso la ragione (ossia dalla superiorità che aveva acquistata e che dovea naturalmente [p. 464 modifica]crescere e portar gli uomini a quel punto) e dallo stato di società a cui l’uomo era irrevocabilmente ridotto. Sicché presto o tardi era indispensabile e certa la nascita del cristianesimo, o di una