Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/4264
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prima di tutte le altre nazioni. Il che è naturale, perché anche risorse prima in Italia che altrove la letteratura classica e lo studio del vero latino e del greco. E n’avemmo anche in gran copia. E queste furono forse le cagioni che produssero tra gli stranieri superficialmente acquainted with le cose nostre quella opinione, che ebbe tra gli altri il Chesterfield. Nondimeno in quel medesimo tempo, anzi alquanto innanzi, avveniva al Maffei in Baviera, dov’ei si trovava, quel ch’egli scrive nella prefazione1 de’ suoi Traduttori italiani, ossia notizia de’ volgarizzamenti d’antichi scrittori latini e greci che sono in luce indirizzata a una cólta signora, da lui frequentata colà. Vostro costume era d’antepor la (lingua) francese alle altre, per l’avvantaggio di goder per essa gli antichi autori latini e greci, della lettura de’ quali sommamente vi compiacete, avendogli traslatati i francesi. Qui io avea bel dire, che questo piacere potea conseguirsi ugualmente con l’italiana e che già fin dal felice secolo del 1500 la maggior parte de’ piú ricercati antichi scrittori era stata in ottima volgar lingua presso di noi recata, che suscitandomisi contra tutti gli astanti, e gl’italiani prima degli altri, restava fermato che solamente in francese queste traduzioni si avessero. Ed ecco dagli stranieri negato agl’italiani formalmente e trasferito alla letteratura francese quel medesimo pregio (e circa il medesimo tempo) che altri stranieri, come il Chesterfield attribuivano alla italiana. Nella qual prefazione il Maffei afferma aver gl’italiani tradotto prima, piú, e meglio delle altre nazioni. Per provar la qual proposizione assunse di comporre, e compose, quel suo catalogo dei nostri volgarizzatori. E quanto a me concedo e credo vere le due prime parti di essa proposizione, almen relativamente al tempo in cui il Maffei la scriveva. Concederò anche la terza, relativamente allo stesso tempo, purché quel meglio delle altre non escluda il male e il pessimamente assoluto (Recanati, 27 marzo 1827). Vedi p. 4304, fine.
* Alla p. 4234. Vedi ancora la lettera del Manfredi, nelle Considerazioni sopra la Maniera di ben pensare ec. dell’Orsi, Modena, 1735, tomo I, p. 686, fine e l’Orazione di Girolamo Gigli in lode della toscana favella, che sta colle sue Lezioni di lingua toscana, Venezia, 1744, 3a ediz.
* Alla p. 4194. A questo genere appartiene, cred’io, quell’aneddoto della femmina
Note
- ↑ Scriveva il Chesterfield quelle cose circa il 1750. I Traduttori italiani del Maffei furono pubblicati del 1720.