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(4264-4265) pensieri 207

tradotto prima, piú, e meglio delle altre nazioni. Per provar la qual proposizione assunse di comporre, e compose, quel suo catalogo dei nostri volgarizzatori. E quanto a me concedo e credo vere le due prime parti di essa proposizione, almen relativamente al tempo in cui il Maffei la scriveva. Concederò anche la terza, relativamente allo stesso tempo, purché quel meglio delle altre non escluda il male e il pessimamente assoluto (Recanati, 27 marzo 1827). Vedi p. 4304, fine.


*   Alla p. 4234. Vedi ancora la lettera del Manfredi, nelle Considerazioni sopra la Maniera di ben pensare ec. dell’Orsi, Modena, 1735, tomo I, p. 686, fine e l’Orazione di Girolamo Gigli in lode della toscana favella, che sta colle sue Lezioni di lingua toscana, Venezia, 1744, 3a ediz.


*    Alla p. 4194. A questo genere appartiene, cred’io, quell’aneddoto della femmina  (4265) spagnuola di Buenos-Ayres in America, per nome Maldonata (avrà voluto dir Maldonada) alimentata lungo tempo, e poi casualmente salvata da una leonessa, da lei già beneficata, nel secolo decimosesto. Benché questa istorietta sia riferita seriamente e con belle riflessioni filosofiche dal Raynal (Leçons de littérature et de morale, cioè Antologia francese, par MM. Noël et Delaplace, 4me édit., Paris, 1810, tome I, p. 16-18). Ma essa, mutatis mutandis, è la stessissima che quella (ben piú antichetta) dello schiavo fuggitivo per nome Androdo, alimentato in Numidia, e poi salvato da morte in Roma, da un leone, da lui beneficato (Gell., N. Att., libro V, c. 14; Aelian., hist. animal., libro VII, c. 48). Né ardisco già dire che questa sia stata il primo e original tipo di questa favola (anzi ella mi ha sembianza di esser d’origine greca. Vedi altre simili storielle, appunto greche, in Plinio, libro VIII, c. 16. che sono come primi abbozzi di questa). Dico poi favola, sí per il