Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/3967

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*   L’infinito per l’imperativo, del che altrove. Hippocrates in fine libri de aere aquis et locis. Ἀπὸ δὲ τουτέων τεκμαιρόμενος, τὰ λοιπὰ ἐνθυμέεσθαι, καὶ οὐχ ἁμαρτήση. Sono le ultime parole del libro (10 decembre, dí della Venuta della Santa Casa, 1823). Questo modo è frequentissimo in Ippocrate da per tutto, come precettista ch’egli è.


*    Diminutivi positivati. Taureau. Molti de’ diminutivi ch’io chiamo positivati potranno ben trovarsi [p. 339 modifica]usati alle volte, piú o men sovente, o da’ piú antichi, o da’ piú moderni ec., ed usarsi ancora, in senso veramente diminutivo, o pur frequentativo ec. ec. E sia anche il piú delle volte. A me basta che talora abbiano o abbiano avuto ec. senso positivo, conforme al positivo ec. (10 decembre 1823).


*    Alla p. 3962. È noto che Alboino re de’ Longobardi fece del teschio di Comundo (re de’ Zepidi, suo nemico) una tazza con la quale in memoria di quella vittoria (sopra i Zepidi) bevea (Machiavelli, Istorie fiorentine, libro I, Opere, 1550, p. 9), e come da questo ebbe origine la sua uccisione ordinata da Rosmunda sua moglie e figlia di Comundo, per mano di Almachilde (id. ib). Da ciò si vede che questo costume dovette anche esser proprio de’ Longobardi (giacché io non convengo col Machiavelli che attribuisce questo fatto in particolare all’efferata natura di Alboino), popolo settentrionale, e forse non estremamente lontano dagli Sciti, benché d’altra razza e d’altro genere di lingua a quello ch’io credo. Poiché gli Sciti spettano alla razza slava. I Longobardi, cred’io, alla tedesca (10 decembre, dí della Venuta della Santa Casa di Loreto, 1823).