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(3967-3968) | pensieri | 339 |
usati alle volte, piú o men sovente, o da’ piú antichi, o da’ piú moderni ec., ed usarsi ancora, in senso veramente diminutivo, o pur frequentativo ec. ec. E sia anche il piú delle volte. A me basta che talora abbiano o abbiano avuto ec. senso positivo, conforme al positivo ec. (10 decembre 1823).
* Alla p. 3962. È noto che Alboino re de’ Longobardi fece del teschio di Comundo (re de’ Zepidi, suo nemico) una tazza con la quale in memoria di quella vittoria (sopra i Zepidi) bevea (Machiavelli, Istorie fiorentine, libro I, Opere, 1550, p. 9), e come da questo ebbe origine la sua uccisione ordinata da Rosmunda sua moglie e figlia di Comundo, per mano di Almachilde (id. ib). Da ciò si vede che questo costume dovette anche esser proprio de’ Longobardi (giacché io non convengo col Machiavelli che attribuisce questo fatto in particolare all’efferata natura di Alboino), popolo settentrionale, e forse non estremamente lontano dagli Sciti, benché d’altra razza e d’altro genere di lingua a quello ch’io credo. Poiché gli Sciti spettano alla razza slava. I Longobardi, cred’io, alla tedesca (10 decembre, dí della Venuta della Santa Casa di Loreto, 1823). (3968)
* Alla p. 3963, fine. Se i diminutivi in ellus ec. fossero fatti sempre da voci in ulus, lo stesso si dovrebbe dire di quelli in illus, illare ec. Quindi, per esempio, conscribillo sarebbe da un conscribulo. Al detto di patella, aggiungi l’italiano padella, positivato (restando patena pel vaso sacro ec.), benché forse quello che oggi si chiama padella non sia precisamente conforme a quello o quei vasi che si chiamavano in latino patinae o patenae o patellae, e quindi il significato di tal diminutivo positivato padella non sia forse precisamente il medesimo del suo positivo latino, cosa inevitabile quasi in quelle voci che appar-