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[p. 431 modifica] consiste nella perfezione della conoscenza; dell’amore, o sia disposizione dell’anima verso gli oggetti; e dell’azione che deriva da questi due principii. Dunque consiste nel vero, perché: 1°, l’ignoranza assoluta è lo stesso che mancanza intera di cognizione, amore e azione: 2°, l’errore ingannandolo sui suoi rapporti e sull’accordo e sviluppo delle sue facoltà, contraddice alla perfezione, ossia distrugge l’armonia dell’uomo e delle sue facoltà colle leggi che risultano dalla sua natura e quindi distrugge la sua felicità. Ecco l’argomentazione. Ecco le risposte.

Primieramente, quanto alla verità, che cosa si debba intendere per verità, rispetto alla felicità dell’uomo, e per conseguenza qual sia il fine e lo scopo e l’oggetto vero della sua facoltà di conoscere, vedilo chiaramente esposto p. 326 di questi pensieri, capoverso 1. Quello solo basterebbe a rispondere a tutto questo raziocinio.

Secondariamente, qual sia l’ordine, la perfezione l’accordo delle facoltà dell’uomo, la sua corrispondenza co’ suoi rapporti e colle leggi che risultano dalla sua natura, vedilo p. 376-378; donde rileverai che questo principio astratto, benché vero e confessato, [p. 432 modifica]non ha forza di provar nulla nella questione delle vere leggi, dei veri rapporti e della vera natura particolare dell’uomo.

Veniamo al desiderio di conoscere. Certamente bisogna che l’uomo conosca, cioè si possa determinare, perch’egli è libero. Cosí accade anche al bruto.