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[p. 432 modifica] Bisogna che conosca bene per determinarsi bene. Dunque bisogna che conosca il vero, e l’errore toglie la sua felicità. Falsa conseguenza. Bisogna che conosca quello che fa per lui. La verità assoluta, e per cosí dire il tipo della verità, è indifferente per l’uomo. La sua felicità può consistere nella cognizione e giudizio vero o falso. Il necessario è che questo giudizio convenga veramente alla sua natura.

La facoltà di formare questo giudizio non manca all’uomo ignorante, perché tutto quello ch’egli deve sapere gli è insegnato dalla natura. Bisogna esser bene stupido per ammetter l’ipotesi di un’ignoranza che lasci l’uomo nell’intera indifferenza, come quell’asino delle scuole posto tra due cibi distanti e moventi d’un modo, il quale si morria di fame. L’ignorante ignora il vero, ma non i motivi di determinarsi. Anzi l’ignorante naturale, come il fanciullo, si determina molto piú presto, facilmente e vivamente, risolutamente e certamente dell’uomo istruito o saggio. Di piú le stesse cose per natura loro indifferenti all’uomo, per poco che abbia perduto della natura, quelle cose che non possono essere oggetti di azione, come piante, sassi e che so io, non sono indifferenti all’uomo primitivo né al fanciullo, il quale da piccolissime minuzie cava argomento di amarle o di odiarle e trova notabili, benché immaginarie, differenze nelle cose piú