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[p. 427 modifica] nondimeno hanno un gusto e un sapore di prosa molto maggiore e piú distinto, eccetto pochi, hanno non dico austerità, neanche gravità né verecondia (pregi ignoti ai francesi) ma pur tanta posatezza e castigatezza di stile quanta è indispensabile alla prosa: come la Sevigné, Madame Lambert, Racine e Boileau nelle prose, Pascal ec. Anzi, letto Pascal, e passando ai filosofi e pensatori moderni, si nota e sente il passaggio e la differenza in questo punto, (2 decembre 1820). Vedi p. 477, capoverso 1.


*   La ragione è nemica della natura, non già quella [p. 428 modifica]ragione primitiva di cui si serve l’uomo nello stato naturale e di cui partecipano gli altri animali, parimente liberi e perciò necessariamente capaci di conoscere. Questa l’ha posta nell’uomo la stessa natura e nella natura non si trovano contraddizioni. Nemico della natura è quell’uso della ragione che non è naturale, quell’uso eccessivo ch’é proprio solamente dell’uomo, e dell’uomo corrotto: nemico della natura, perciò appunto che non è naturale, né proprio dell’uomo primitivo.


*   Spesso gli uomini irresoluti, preso che hanno un partito, sono costantissimi nel mantenerlo, a fronte delle maggiori difficoltà, appunto per irresoluzione e perché non si sanno risolvere a lasciar quello e prenderne un altro; perché ciò par loro piú difficoltoso; perché si spaventano di tornare un’altra volta a risolvere. Forse questo effetto accade principalmente in quelli che sono irresoluti per infingardaggine e che trovano piú infingardo