<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/3455&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20171129193037</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/3455&oldid=-20171129193037
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 3455 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 397modifica] e saldo. Or che altro si richiede al totale di una poesia, poeticamente parlando, che produrre e lasciare un sentimento forte e durevole? Quando anche ei non fosse d’altronde utile e morale, come nel nostro caso. Certo ben pochissime sono quelle poesie qualunque, che ottengano il detto scopo; e quelle qualunque pochissime che l’ottengono, non sono e non possono esser altro che grandi, insigni, famose e vere poesie. Or fate che il dramma, dopo avervi mosso all’odio verso il malvagio, ve lo dia, per cosí dir, nelle mani, legato punito, giustiziato. Voi partite dallo spettacolo col cuore in pienissima calma. E come no? Qual vostro affetto resta superiore agli altri? non rimangon tutti in pienissimo equilibrio? e una poesia che lascia gli affetti de’ lettori o uditori in pienissimo equilibrio, si chiama poesia? produce un effetto poetico? che altro vuol dire essere in pieno equilibrio, se non essere [p. 398modifica]quieti, e senza tempesta né commozione alcuna? e qual altro è il proprio uffizio e scopo della poesia se non il commuovere, cosí o cosí, ma