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398 pensieri (3455-3456-3457)

quieti, e senza tempesta né commozione alcuna? e qual altro è il proprio uffizio e scopo della poesia se non il commuovere, cosí o cosí, ma  (3456) sempre commuover gli affetti? E quanto all’equilibrio, vedete: da una parte l’odio e l’ira che avevate concepita, dall’altra la vendetta che placa e sfoga l’uno e l’altra; di qua il desiderio, di là l’oggetto desiderato, cioè il castigo del malvagio. Le partite sono uguali; l’affare è finito, il negozio è terminato, gl’interessi pareggiati, voi chiudete il vostro libro de’ conti e non ci pensate piú. Infatti l’uditore si parte dal dramma di lieto fine non altrimenti che chi abbia ricevuto un’offesa e fattane piena e tranquilla vendetta, o ne sia stato pienamente soddisfatto, il quale torna a casa e si corica colla stessa placidezza e coll’animo cosí riposato, come se non gli fosse stata fatta alcuna offesa, e di questa non serba pensiero alcuno. Bello effetto di un dramma, di una rappresentazione, di una poesia, lasciare di se tal vestigio negli animi degli spettatori o uditori o lettori, come s’e’ non l’avessero né veduta, né udita, né letta. Meglio varrebbe essere stato a uno spettacolo di forze, di giuochi, equestre, e che so io, i quali pur lasciano  (3457) nell’animo alcuna orma o di maraviglia o di diletto o d’altro. Ma in verità in quella parte dell’anima in cui il dramma e la poesia deve agire, quivi il dramma di lieto fine non lascia alcun segno. Se lascia alcuna traccia in altra parte dell’anima, questo effetto o è alieno dalla poesia, o l’è secondario o estrinseco, accidentale, di circostanza, parziale, cioè non prodotto dal totale della composizione, forse proprio della decorazione, dell’azione ec. dello spettacolo piú che del dramma, non poetico ec. Or quanto all’effetto del dramma di lieto fine poeticamente considerato, esso è tale qual si è mostrato, anzi non è, perch’esso è nullo, e per ciò che spetta al totale, il dramma di lieto fine non produce, poeticamente, alcun effetto. Quanto all’effetto morale, che odio, che