Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/3451

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[p. 395 modifica] principale e non durevole, principale e da distruggersi appostatamente e volutamente col dramma stesso, principale e non risultante dal totale del dramma, principale e da non dover perseverare né sino alla fine, né dopo la fine, e da non dover esser prodotto dal dramma considerato nell’intero; dovere dal dramma considerato nell’intero esser prodotto un effetto diverso, anzi contrario, a quello ch’ei si propone per iscopo principale. La naturalezza1 e la verisimiglianza è maggiore assai ne’ drammi di tristo che in quelli di lieto fine, perché cosí va il mondo: il delitto e il vizio trionfa, i buoni sono oppressi, la felicità e l’infelicità sono ambedue di chi non le merita. Ma nel mondo il felice per lo piú ha nome di buono, e viceversa. Il dramma chiama la bontà e la malvagità col loro nome, e mostra il carattere e la condotta morale de’ felici e degl’infelici qual ella è veramente. Quindi la sua grande utilità, quindi l’odio e il disprezzo originato dal dramma verso i malvagi, benché felici e viceversa. Non dall’alterar la natura e la verità delle cose, facendo sfortunato il vizio e la virtú.

Note

  1. Veggasi la p. 3125-3133.