<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/320&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20130712192231</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/320&oldid=-20130712192231
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 320 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 388modifica] opera che dev’esser composta di proprietà che paiono discordanti e incompatibili e contraddittorie. E similmente l’anima e lo spirito e l’ingegno del traduttore. Massime quando il principale o uno de’ principali pregi dell’originale consiste appunto nell’inaffettato, naturale e spontaneo, laddove il traduttore per natura sua non può essere spontaneo. Ma d’altra parte quest’affettazione che ho detto è cosí [p. 389modifica]necessaria al traduttore, che, quando i pregi dello stile non sieno il forte dell’originale, la traduzione inaffettata in quello che ho detto si può chiamare un dimezzamento del testo, e quando essi pregi formino il principale interesse dell’opera, come in buona parte degli antichi classici, la traduzione non è traduzione, ma come un’imitazione sofistica, una compilazione, un capo morto, o se non altro un’opera nuova. I francesi si sbrigano facilmente della detta difficoltà, perché nelle traduzioni non affettano mai. Cosí non hanno traduzione veruna (e lasciateli pur vantare il Delille e credere che possa mai essere un Virgilio), ma quasi relazioni del contenuto nelle opere straniere; ovvero opere originali composte de’ pensieri altrui.