Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/3141
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dell’Eroe vittorioso quanto a quello di un altro Eroe a lui per molti lati pari e seco lui compensabile e comparabile ma soccombente. Come fece Omero, perché nell’Iliade Ettore è, e fu voluto rappresentare, espressamente comparabile ad Achille.
Turno non occupa se non pochissima parte dell’Eneide, e riesce cosí poco interessante che certo la sua sventura e morte non ha mai tratto ad alcuno un sospiro. Gli Eroi de’ barbari nella Gerusalemme sono appostatamente piú d’uno e di ugualissimo pregio,1 sicché l’interesse non si determina per alcuno di loro, né della loro morte o calamità niuno si compiange, né a veruna di queste morti o calamità tendono le fila del poema. Di piú il Tasso, stante lo spirito del suo tempo, e stante che in quel caso pareva che la religione interdicesse, come suole, e confondesse colla empietà l’imparzialità, non poté a meno di rappresentare con tratti odiosi (in alcuno piú in altri manco, ma generalmente, e massime in Solimano ed Argante, odiosi) i nemici de’ cristiani. Quindi nella presa di Gerusalemme niuno sente per niun modo la sventura e il disastro di quella città infedele, né