Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/3063
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lo stesso Cesare, inclinando per conseguenza piú degli altri al linguaggio volgare (benché moderatamente e con grazia, come molti degl’italiani, per esempio il Caro), si accostano eziandio piú degli altri all’andamento, sapore ec. e alle frasi, voci o significazioni ec. dell’italiano. Cosí pure fa Ovidio fino a un certo segno, ma per altra ragione, cioè per la negligenza e fretta che non gli permetteva di ripulire bastantemente il suo linguaggio, di dargli dovunque il debito splendore, nobiltà ec.; di tenersi sempre lontano dalla favella usuale: insomma, perché non sapeva o non curava di scrivere perfettamente bene, e si lasciava trasportare dalla sua vena e copia, con poco uso della lima, siccome per lo stile, cosí per la lingua (29 luglio 1823).
* Alla p. 3040, fine. Asellus, capella equivalgono ad asinus, capra. Vedi a questo proposito il Forcellini in catellus (30 luglio 1823). Vedi p. 3073.
Come da nosco-notus, noscito, cosí da nascor-natus, nasciturus, del che mi pare di aver detto altrove (30 luglio 1823).