[p. 134 modifica] antico ancora di lui; dalla qual lingua comune, o fosse piú antica, o allora usitata, Omero tolse quelle inflessioni ch’egli si stima aver pigliato da questo e da quel dialetto indifferentemente e confusamente. Non volendo ammetter nulla di questo, dirò che in Omero la mescolanza de’ dialetti dové riuscir cosí male come in Dante. Circa i poeti greci posteriori, i quali tutti (fuor di quelli che scrissero in dialetti privati, come Saffo, Teocrito ec.) seguirono interamente Omero, come in ogni altra cosa, cosí nella lingua, e da lui tolsero quanto il loro linguaggio ha di poetico, cioè della sua lingua formarono quella che si chiama dialetto poetico greco, ossia linguaggio poetico comune, la questione non è difficile a sciogliere. Perocché quelle inflessioni ch’essi adoperavano, benché proprie di particolari dialetti, essi non le toglievano da’ dialetti, ma dal dialetto o linguaggio omerico, di modo ch’elle riuscivano eleganti e poetiche, non in quanto proprie di privati dialetti, ma in quanto antiche ed omeriche; ed erano bene intese