<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/2978&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20161204062756</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/2978&oldid=-20161204062756
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 2978 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 111modifica] potuto reggere a un corso cosí [p. 112modifica]lungo, per vigorosi e vivaci che fossero, e sonosi contentati d’una carriera assai piú breve e bene spesso prima di giungere al termine di questa medesima, hanno pur lasciato chiaramente vedere che si trovavano affaticati, e che la lena e l’alacrità veniva lor manco, tanto piú quanto piú s’avvicinavano alla meta1. E Virgilio, il quale che cosa non ha tolto ad Omero ?, nella seconda metà della sua Eneide riesce evidentemente languido e stanco, e diverso da se medesimo, se non nella invenzione2, certo però nell’esecuzione, cioè nelle immagini, nella espansione e vivacità degli affetti e nello stile, il che non può esser negato da veruno che ben conosca la maniera, la poesia, la lingua, la versificazione di Virgilio, anzi a questi tali la differenza si fa immediatamente sentire: e vedesi che l’immaginazione di Virgilio era per la lunga fatica illanguidita, raffreddata e sfruttata; non rispondeva all’intenzione del poeta; non
Note
↑Da queste osservazioni si deduce quanto la natura e l’ingegno son piú ricchi dell’arte e come l’imitatore è sempre piú povero dell’imitato. Vedi Algarotti, Pensieri, Opp., Cremona, t. VIII, p. 79.
↑Vedi Chateaubriand, Génie, Paris, 1802, Par. II, l. 2, ch. 1,0 fine, t. II, p. 105-6.