<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/2979&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20161204062744</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/2979&oldid=-20161204062744
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 2979 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 112modifica] gli ubbidiva; egli poetava già per instituto e quasi debito, per arte e per abitudine, arte e abitudine che in lui erano eccellentissime, e possono ai meno esperti sembrare impeto ed ὁρμὴ poetica, ma non sono e non paiono tali ai piú accorti, i quali in quegli ultimi libri desiderano la vena la προJυμία, l’alacrità di Virgilio. L’invenzione doveva essere stata da lui tutta concepita e disposta fin dal principio, com’é naturale in ogni buon poeta, e massime in un poeta di tant’arte e maestria. Quindi s’ella nel fine non è inferiore al principio, niuna maraviglia. L’immaginazione era cosí fresca quando inventava il fine del poema, come quando inventava il principio. Ma non minor forza, vivezza, attività, prontezza, fecondità [p. 113modifica]d’immaginativa si richiede allo stile, ossia all’esecuzione che all’invenzione. Anzi si può dire che lo stile poetico, e nominatamente quello di Virgilio, sia un composto di continue, innumerabili e successive invenzioni. Ogni metafora, ogni aggiunto che abbia quella mirabile