Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/2909

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[p. 70 modifica] ma ben guardando si sente che questa varietà non deriva punto dalla composizione stessa in se, ma dalle sentenze e figure loro.

Onde si può dire che la lingua francese non avendo appresso a poco che uno stile, lo scrittor francese, quanto alla lingua, non ha mai stile proprio, e che, per quanto appartiene alle parole, lo stile di qualsivoglia scrittor francese non è suo, ma della lingua. [p. 71 modifica]E cosí lo stile di qualsivoglia genere di scrittura non è d’esso genere ma della lingua universale, e lo stile della poesia francese non è della poesia ma della lingua, e lo stile della prosa è quel della lingua, è quello della conversazione, non è neppur proprio della prosa piú che della poesia, anzi vedi in proposito la p. 3429.


     Il che si può parimente dire della lingua ebraica, nella quale altresí, quanto alle parole, non era luogo alla scelta, benchè, quanto alle composizioni delle medesime, forse v’avesse luogo un poco piú che nella francese, essendo ella tutta indigesta e informe, e quindi tutta poetica.


     Effettivamente la differenza degli stili e delle qualità di un medesimo stile, quanto alla lingua, è cosí minuta e cosí scarsa in francese, che un forestiere, il quale benissimo la distinguerà negli scrittori greci e latini, che sono lingue morte, difficilmente, anzi appena, secondo me, la distinguerà e sentirà mai negli scrittori francesi. Né potrà mai ben dire, questo scrittore o questo passo è elegante,