[p. 382 modifica] sí ancora del pellegrino (se non di quello, che introdotto in una lingua o usato da uno scrittore, è libertinaggio e barbarie, non eleganza o nobiltà ec.). Da ciò viene che la lingua francese non è capace di eleganza ec. (del che mi pare aver detto altrove), e che la Francia non ha e non può avere lingua propria della poesia. E non avendola, e però i termini tra questa e quella della prosa non essendo certi, anzi non avendovene alcuno, perocché il campo dell’una e dell’altra è un solo e indiviso, la Francia non ha neppur lingua propria espressamente della prosa, e nella piú impoetica lingua del mondo, qual è la francese, non si trova quasi prosa che non sappia di poesia per lo stile, piú o meno, ma certo piú di tutte le classiche prose scritte nelle piú poetiche lingue, come la greca e la latina. Del che veggasi la p. 3420-1. Del resto è ben naturale che ove non è distinzion di lingua (tra poesia e prosa) quivi non possa essere vera distinzion di stile1. (13 settembre 1823).