Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/2442
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e si diletta di questi titoli ignominiosi, anche verso gli amici o gl’indifferenti. E da queste ragioni naturali nasce che l’uomo difettoso, com’é detto di sopra, muta quasi il suo nome in quello del suo difetto, e gli altri che cosí lo chiamano intendono e mirano indistintamente nel fondo del cuor loro a levarlo dal numero de’ loro simili, o a metterlo al di sotto della loro specie: tendenza propria (e quanto alla società, prima e somma) d’ogni individuo sociale. Io mi sono trovato a vedere uno di persona difettosa, uomo del volgo, trattenersi e giocare con gente della sua condizione, e questa non chiamarlo mai con altro nome che del suo difetto, tanto che il suo proprio nome non l’ho mai potuto sentire. E s’io ho veruna cognizione del cuore umano, mi si dee credere com’io comprendeva chiaramente che ciascuno di loro, ogni volta che chiamava quell’uomo disprezzatamente con quel nome, provava una gioia interna, e una compiacenza maligna della propria superiorità sopra quella creatura sua simile, e non tanto dell’esser libero da quel difetto, quanto del vederlo e poterlo deridere e rimproverare in quella creatura, essendone libero esso. E per quanto frequente fosse nelle loro bocche quell’appellazione, io sentiva e conosceva ch’ella non usciva mai dalle loro labbra senza un tuono esterno e un senso e giudizio interno di trionfo e di gusto (13 maggio 1822).
* Juvare col dativo, caso comune al nostro giovare, è rarissimo negli scrittori latini, vedilo appresso Plauto, nel Forcellini (21 Maggio 1822).
* Ho detto altrove d’una grande incertezza e di molti scambi che si trovano nell’uso latino circa i tempi dell’ottativo o soggiuntivo, ora scambiati fra se, ora sostituiti a quelli dell’indicativo: ed ho mostrato come questi usi che si tengono per pure eleganze degli scrittori latini, fossero comuni anche al volgare e si conservino nelle lingue derivate, non certo dal latino elegante, ma da esso volgare. A questo proposito si può notare il presente ottativo latino, usato spessissimo ed elegantemente invece dell’imperfetto ottativo, e in certo modo anche del futuro indicativo, come in Orazio, Sat. I, v. 19, l. 1 nolint per nollent o nolent;