Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/2441

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[p. 241 modifica] si può dire con verità che il sacrifizio di se stesso, in qual si voglia genere o parte, il quale in tutti gli altri tempi fu magnanimità, anzi la somma opera della magnanimità, in questi è viltà e mancanza di coraggio o d’attività, cioè pigrizia e dappocaggine; ovvero imbecillità di mente; non solamente secondo l’opinione degli uomini, ma realmente e secondo il retto giudizio, stante l’ordine e la natura effettiva e propria della società presente (10 maggio 1822). Vedi p. 2653.


*   Non si nomina mai piú volentieri, né piú volentieri si sente nominare in altro modo, chiunque ha qualche riconosciuto difetto o corporale o morale, che pel nome dello stesso difetto. Il sordo, il zoppo, il gobbo, il matto tale. Anzi queste persone non sono ordinariamente chiamate se non con questi nomi, o chiamandole pel nome loro fuor della loro presenza è ben raro che non vi si ponga quel tale aggiunto. Chiamandole o udendole chiamar cosí, pare agli uomini [p. 242 modifica]d’esser superiori a questi tali, godono dell’immagine del loro difetto, sentono e si ammoniscono in certo modo della propria superiorità, l’amor proprio n’é lusingato e se ne compiace. Aggiungete l’odio eterno e naturale dell’uomo verso l’uomo, che si pasce