[p. 110 modifica] accresce anche per se sola il numero delle idee e ne feconda poi la mente e ne facilita il piú copioso e piú pronto acquisto. Quello che ho detto della lentezza o speditezza delle lingue si deve estendere a tutte le altre loro proprietà, povertà o ricchezza, ec. ec.; anche a quelle che spettano all’immaginazione, giacché da queste è influita la fantasia e la facoltà delle concezioni fantastiche (e ragionamenti fantastici) e la qualità di esse, come da quelle è influito l’intelletto e la facoltà del discorso. Vedete dunque s’io ho ragione nel dire che la pratica della lingua greca avrebbe giovato agl’intelletti piú che non fece quella della latina (lingua non solo non filosofica né logica, come non lo è neppur la greca, ma non adattabile, senza guastarla, alla filosofia sottile, ed all’esattezza precisa delle espressioni e delle idee, a differenza della greca). Vedi la p. 2211, fine. E quello che dico della lingua greca, dico di ciascun’altra