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[p. 307 modifica] in Ossian e nella sua nazione. Lo stesso pregio del vigor del corpo, della giovanezza, del coraggio, di tutte le doti corporali. La stessa divinizzazione della bellezza. Lo stesso entusiasmo per la gloria e per la patria. Insomma tutti i beati distintivi di una civilizzazione che sta nel suo vero punto fra la natura e la ragione. Del resto, pietà filiale e paterna, e tutti gli altri sentimenti doverosi e naturali hanno fra i caledoni tutta la loro forza. Il divario tra i greci ed Ossian consiste principalmente in una malinconia generata dalle disgrazie particolari, e non dalla disperante filosofia, ma piú propriamente [p. 308 modifica]e generalmente dal clima. Questa cagione non solo si conosce ma si sente nell’Ossian, e perciò rende la sua malinconia molto inferiore a quella dei meridionali, Petrarca, Virgilio ec., nei quali si conosce e sente anche una potenza di allegria come pure in Omero ec.: cosa necessaria alla varietà, all’ampiezza della poesia, composta di diversissimi generi e quasi anche al sentimento.


*   Ossian prevedeva il deterioramento degli uomini e della sua nazione. Vedi Cesarotti, osservazione ultima al poemetto della Guerra di Caroso. Ma certo, quando egli diceva ec. (vedi gli ultimi versi d’esso poemetto), non prevedeva che la generazione degl’imbelli si dovesse chiamar civile e barbara la sua e le altre che la somigliarono.


*   Oste, albergatore, ed anche ospite, ossia albergato, appresso gli antichi italiani. Vedi la Crusca. Hostis aveva appunto questa seconda significazione appresso gli antichi latini. Vedi il Forcellini.