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[p. 306 modifica] la sorpresa. Poi, e questo è il principale, non vedi somma difficoltà in una figura somigliantissima al vero, ma stentata. Oltre che lo stento detrae al vero, perché non appartiene al vero se non la naturalezza, non è maraviglia che con fatica ti sia riuscito quello che volevi. E non è maraviglia che tu facci una cosa volendo, come che tu la facci, senza che gli altri si accorgano che tu [p. 307 modifica]l’abbi voluto. E non è difficile il fare una cosa difficile difficilmente, ma in modo che paia facile. Cosí c’é il contrasto fra la nota difficoltà della cosa e l’apparente difficoltà del modo. L’affettazione toglie il contrasto ec. ec.; vedi, se vuoi, Montesquieu, Essai sur le goût, Amsterdam 1781; Du je ne sais quoi, p. 396-397 (9 agosto 1820).


*   In proposito di quello che ho detto, p. 197, io so di una donna desiderosa di concepire che bastonava fieramente una cavalla pregna, dicendo: Tu gravida e io no. L’invidia e l’odio altrui per le felicità che hanno, cade ordinariamente sopra quei beni che noi desideriamo di avere e non abbiamo o de’ quali vorremmo esser gli unici o i principali possessori ed esempi. Sopra gli altri beni non è cosa ordinaria l’invidia, ancorché sieno beni grandissimi. Del resto, quantunque l’invidia riguardi per lo piú i nostri simili, coi quali solamente sogliamo entrare in competenza, nondimeno si vede che il furore di questa passione può condurre all’invidia e all’odio anche delle altre cose (10 agosto 1820).


*   Tutti i caratteri principali dello spirito antico, che si trovano in Omero e negli altri greci e latini, si trovano anche