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[p. 305 modifica] diversa dalla sorpresa, la quale nasce dall’inaspettato o dall’aspettazione del contrario. Cosí la maraviglia prodotta dalle belle arti, con tutto che appartenga al bello, non ha che far colla grazia. [p. 306 modifica]6°, L’effetto della grazia ordinariamente è quello che ho detto, di scuotere e solleticare e pungere, puntura che spesso arriva dirittamente al cuore; come se tu vedi due occhi furbi di una donna rivolti sopra di te, nel qual caso la scossa si può paragonare anche all’elettrica. Ma in quella grazia che spetta, per esempio, alla semplicità pare che, se l’effetto è di solleticare, non sia di pungere; e forse si può fare su questa considerazione una distinzione di due grazie, l’una piccante, l’altra molle, insinuante, glissante dolcemente nell’anima. E forse la prima si chiama piú propriamente il non so che. 7°, La vivacità ha che far colla prima specie di grazia. Ma con tutto ciò la vivacità non è grazia. 8°, Nei cibi parimente si dà una certa grazia, ora della prima, ora anche della seconda specie. Quelli che chiamano ragoûts appartengono alla prima. E qui pure discordano i gusti infinitamente.

Insomma non saprei che dire. Si potrebbe conchiudere che la grazia consiste in un certo irritamento nelle cose che appartengono al bello e al piacere. Cosí si verrebbe ad escludere un viso mostruoso ec., e dall’altra parte il piacere troppo spiccato e sfacciato, come quello della bellezza, dei godimenti corporali, del desiderio soddisfatto; potendo la grazia chiamarsi piuttosto uno stuzzica-appetito, che una soddisfazione di esso (4-9 agosto 1820).

*   L’affettazione nuoce anche alla maraviglia, capital cagione del diletto nelle arti. Primieramente il conoscere il proposito toglie