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[p. 300 modifica] genere, ma alla lode di quelle tali sue qualità. Di piú la lode piú cara è spesso quella che cade sopra una cosa nella quale tu desideri, ma dubiti o stimi di non esser lodevole o che altri non ti abbia per tale.


*   Dice Diogene Laerzio di Chilone che προςέταττε.... ἰσχυρὸν ὄντα πρᾷον εἶναι, ὅπως οἱ πλησίον αἰδῶνται μᾶλλον ἢ φοβῶνται. E questo precetto si deve estendere, massimamente [p. 301 modifica]oggidí in tanta propagazione dell’egoismo, a tutti i vantaggi particolari di cui l’individuo può godere. Perché se tu sei bello non ti resta altro mezzo, per non essere odiosissimo agli uomini, che un’affabilità particolare e come una certa noncuranza di te stesso, che plachi l’amor proprio altrui offeso dall’avvantaggio che tu hai sopra di loro o anche dall’uguaglianza. Cosí se tu sei ricco, dotto, potente ec. Quanto maggiore è l’avvantaggio che tu hai sopra gli altri, tanto piú, per fuggir l’odio, t’é necessaria una maggiore amabilità, e quasi dimenticanza e disprezzo di te stesso in faccia agli altri, perché tu devi medicare una cagione d’odio che tu hai in te stesso e che gli altri non hanno: una cagione assoluta, che ti fa odioso per se sola, senza che tu sia né ingiusto né superbo, né ec. Ed era questa una cosa notissima agli antichi, tanto persuasi della odiosità dei vantaggi individuali, che ne credevano invidiosi gli stessi dei, e nella prosperità avevano cura dell’invidiam deprecari, tanto divina che umana; e quindi un