<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/1756&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20141127122842</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/1756&oldid=-20141127122842
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 1756 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 350modifica] sí di queste voci o frasi scelte invariabilmente fra le sinonime, sí di quelle che ho detto essere assolutamente proprie di questo [p. 351modifica]o quell’individuo, si perpetuano nelle famiglie, perché il figlio impara a parlare dal padre e dalla madre, e come ne imita i costumi e le maniere, molto piú la lingua. Il qual effetto massimamente ha luogo nelle famiglie degli artigiani, de’ poveri ec., e molto piú in quelle di campagna, come piú separate dalla società non domestica. Ha luogo pur grandemente nelle famiglie delle classi elevate, che si tengono in un piede assai casalino o dove i figli si educano in casa, dove poco si studia e si legge, e quindi poco s’ingrandisce la lingua abituale (la quale anche è poco soggetta all’influenza dello studio), dove poco si tratta ec. E se bene osserverete troverete sempre in queste tali famiglie un vocabolarietto proprio, composto ne’ modi che ho detto. E potrete anche osservare in molte di queste,