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350 | pensieri | (1754-1755-1756) |
quegli organi esteriori o materiali, come la mano ec., che posseggono in grado eminente qualche abilità, sono per lo piú capacissimi di facilmente contrarne delle altre, ancorché diversissime. Cosí la persona svelta ec. ec. (20 settembre 1821). Vedi p. 1778, fine.
* Una persona niente avvezza alla buona lingua italiana chiama e giudica affettato tutto ciò che ha qualche sapore d’italiano, ancorché disinvoltissimamente scritto e lontanissimo dall’anticato. E gli antichi scrittori italiani, se non può chiamarli affettati, li giudica però stranissimi e di pessimo gusto in fatto di lingua; e cosí forse accade a tutti noi italiani moderni, finché non ci avvezziamo a quella lingua, e a poco a poco la troviamo meno strana (1755) e finalmente bellissima. Qual è dunque il tipo dell’affettato e inaffettato e del buon gusto in letteratura ec. ec.? La sola assuefazione ch’é tanto varia quanto gl’individui e mutabile in ciascun individuo (21 settembre 1821).
* Ho detto altrove che quasi ciascun individuo ha una lingua propria. Aggiungo che queste lingue individuali non solo si distinguono in certe parole o frasi abituali affatto proprie di questo o quel parlatore, ma anche nell’uso abituale di certe voci o frasi fra le molte o vere o false sinonime che ha una lingua (massime se ricca, come l’italiana) per esprimere una stessa cosa. La quale ogni volta che càpita, eccoti il tal parlatore con quella tal parola o frase, e quell’altro con quell’altra diversissima, ciascuno secondo il suo costume. Cosí che il vocabolario di ciascun parlatore è distinto dagli altri, come ho detto di quello degli scrittori greci e italiani individuali. Questi vocabolari, composti (1756) sí di queste voci o frasi scelte invariabilmente fra le sinonime, sí di quelle che ho detto essere assolutamente proprie di questo