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(1756-1757-1758) pensieri 351

o quell’individuo, si perpetuano nelle famiglie, perché il figlio impara a parlare dal padre e dalla madre, e come ne imita i costumi e le maniere, molto piú la lingua. Il qual effetto massimamente ha luogo nelle famiglie degli artigiani, de’ poveri ec., e molto piú in quelle di campagna, come piú separate dalla società non domestica. Ha luogo pur grandemente nelle famiglie delle classi elevate, che si tengono in un piede assai casalino o dove i figli si educano in casa, dove poco si studia e si legge, e quindi poco s’ingrandisce la lingua abituale (la quale anche è poco soggetta all’influenza dello studio), dove poco si tratta ec. E se bene osserverete troverete sempre in queste tali famiglie un vocabolarietto proprio, composto ne’ modi che ho detto. E potrete anche osservare in molte di queste,  (1757) parecchie parole antichissime e uscite dell’uso corrente, ma conservate e trasmesse di generazione in generazione in dette famiglie. Cosa che a me è successo piú volte di osservare, e quelle parole o frasi non le ho mai sentite fuori o di quella tal famiglia o di quella tal parentela. Negli altri generi di famiglie il detto effetto sarà minore, ma pur sempre avrà luogo proporzionatamente. Cosí le lingue si van dividendo a poco a poco nel seno di una stessa società, di uno stesso paese; il costume del padre si comunica al figlio e si perpetua; il figlio pure inventa qualche parola ec. ec. e parimente la partecipa; le figlie le portano nelle famiglie in cui entrano; e la lingua umana si va tuttogiorno diversificando e cangiando faccia; e ciascuna famiglia viene a differire alquanto dalle altre nella significazione de’ suoi pensieri (o parlata o anche scritta) (21 settembre 1821). (1758)


*   Alla p. 1723. Il caso della persona che ho detto era poi similissimo a quello insomma di tutte le persone non assuefatte alla musica, e massime delle