Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/1499

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[p. 196 modifica] lingua, quella che conviene, e che non potrebbe scambiarsi con un’altra. Ma ella torna bene spesso, perch’ella conviene a molte cose, ella perciò non produce né proprietà né forza, poiché bene spesso non conviene a quella tal cosa, se non perché la lingua è povera e non ha altro modo da esprimerla né da differenziarla da altre cose, o parti, o accidenti ec. ec. ec. Dico ciò generalmente parlando ed eccettuando quelle materie nelle quali la lingua francese abbonda di parole precise. Ma la precisione in cui la lingua francese regna, come non abbia a far colla proprietà e come da lei non derivi né bellezza né varietà né forza (la quale è sempre relativa all’immaginazione mentre la precisione parla alla ragione), l’ho detto altrove. Ora io qui non parlo che della proprietà, e considero le lingue e la ricchezza loro piuttosto intorno al bello che all’esatto ec.


     Del resto gli scrittori antichissimi e primitivi, non meno italiani e greci che latini e francesi, sono sempre sommamente propri e scarseggiano di sinonimia. Ciò accade perch’essi, ancorché senza studio, pur possedevano assai bene e pienamente la lingua, ancorché vastissima, ch’essi stessi creavano o formavano, tanto in ordine al generale e all’indole, quanto in ordine ai particolari e alle parole e modi e alla determinazione dei loro significati ec.; e vedi la p. 1482-'84', la quale, stante questa riflessione, non contraddice alla p. 1494-'96' (13-14 agosto. 1821).


*    Dalla teoria che abbiamo dato dei sinonimi si deducono alcune osservazioni intorno alla