Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/1250

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[p. 33 modifica] per le ragioni che tutti sanno e che abbiam detto p. 1246, fine-47, principio. Ma sciocca, assurda, pedantesca, ridicola è la conseguenza che dunque non si possa attingere se non da quel volgare; che gli scrittori non possano scrivere se non come e quanto dice e parla quel popolo; che la lingua e letteratura italiana dipenda in tutto e per tutto dal volgo toscano (quando non dipende neppure in nessun modo dal volgo, ma solamente se ne serve, se le pare); che in Toscana e fuori lo scrittore italiano non possa formar voce né frase [p. 34 modifica]che il volgo toscano non usi; che insomma quello che non è toscano, anzi fiorentino, anzi pure di Mercato Vecchio, non sia italiano. Quando, come abbiamo veduto, non la letteratura al volgo, ma il volgo è totalmente subordinato alla letteratura, e quello è ai servizi e giova ai comodi di questa e non già questa di quello. E la letteratura forma e dispone della favella che prende dal volgo e non viceversa. E le aggiunge quel che le piace e se ne serve sin dove può, e dove la favella del volgo non le può servire, l’abbandona o in parte o in tutto. Insomma, abbiamo lodato la lingua italiana scritta perché ha saputo giovarsi del linguaggio popolare piú e meglio forse