Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/1251

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[p. 34 modifica] di qualunque altra lingua moderna, e perché non l’ha mai licenziato da’ suoi servigi come hanno fatto si può dir tutte le altre (anche la greca dopo un certo tempo, e lo farebbe anche l’italiana se non la richiamassimo, anzi lo andrebbe già facendo), non già perch’ella si sia sottomessa alla favella del volgo, molto meno del volgo di una sola provincia o città, che né essa l’ha fatto o potuto fare, né facendolo sarebbe stata superiore, ma inferiore a tutte le altre, né noi l’avremmo lodata, ma sommamente biasimata. Da tutto ciò segue ancora che la lingua italiana scritta può servirsi di qualunque altro volgare, come faceva la lingua greca, anzi la stessa attica, e che è pazzo il privilegio esclusivo che si arrogano i toscani sulla lingua comune, se non in quanto non si possano tôrre da questi volgari quelle cose che non convengono a detta lingua comune.

Parimente soggiungo. Molti scrittori toscani e italiani hanno preso del volgare toscano piú di quello che ne potessero prendere, che fosse intelligibile o aggradevole ec. da per tutto, che convenisse all’indole e alle forme della lingua italiana regolata e scritta, che potesse comunicarsi