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poi naturalmente ridursi al volgare. Del Petrarca è noto. Ma essendo allora comune l’uso della scrittura, la prosa cólta non poteva star troppo a tener dietro alla cólta poesia. Il Boccaccio fu pochi anni dopo Dante, e solo piú giovane del Petrarca; dove che le prime prose culte che si vedessero in Grecia, non si videro che quattrocento anni dopo l’epoca omerica. Né questa era stata forse la prima che producesse alla Grecia delle poesie culte. Anzi tutto persuade il contrario. Quum Homerica dictio longe longeque reducta sit ab eo sono, quem in infantia gentium horror troporum et imaginum inflat, atque in verbis et locutionibus castigata admodum, aequabili verecundoque tenore suo quasi praenunciet pedestrem dictionem proxime secuturam, quam tamen amplius tria saecula a nemine tentatam reperimus (il Wolf pone Omero novecentocinquanta anni avanti G. C. Vedi p. 4352, capoverso 2); ita mea fert opinio, ut non cultum ingeniorum, sed alia quaedam maximeque difficultatem scribendi arbitrer in mora fuisse, quo minus poëticam prosa eloquentia tam celeri, quam natura ferret, gradu sequeretur (Wolf, § 17, p. lxxi-ii) (21-22 agosto 1828). Vedi p. 4352, principio.  (4351)


*   Alla p. 4344, fine. Quanto pensasse Omero alla conservazione della memoria de’ fatti, e a far le veci di storico, come lo chiama il Courier (vedi la p. 4318), vedesi dalle favole di divinità, che egli senza necessità alcuna di superstizione, ma per bellezza e manifestamente di sua invenzione, mescola a’ suoi racconti, sino a comporli di favole per buona parte. Vedi p. 4367.


*    Alla p. 4346. Sempre, o certo maggiormente e piú a lungo d’ogni altra, la letteratura e i letterati greci ricercarono il popolo, lo ebbero in vista nel comporre, mirarono al suo utile e piacere, e si nutri-