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188 | pensieri | (3106-3107-3108) |
indispensabile perfezione (3107) di lei, o come solo indizio che possa dimostrarla veramente perfetta e somma.
Altra proprietà dell’uomo si è che laddove la superiorità, laddove la virtú congiunta colla fortuna non produce se non un interesse debole, cioè l’ammirazione; per lo contrario la sventura in qualunque caso, ma molto piú la sventura congiunta colla virtú, produce un interesse vivissimo, durevole e dolcissimo. Perocché l’uomo si compiace nel sentimento della compassione, perché nulla sacrificando ottiene con essa quel sentimento che in ogni cosa e in ogni occasione gli è gratissimo, cioè una quasi coscienza di proprio eroismo e nobiltà d’animo. La sventura è naturalmente cagione di dispregio e anche d’odio verso lo sventurato, perché l’uomo per natura odia, come il dolore, cosí le idee dolorose. Mirando dunque, malgrado la sciagura, alla virtú dello sciagurato, e non abbominandolo né disdegnandolo quantunque tale, e finalmente giungendo a compassionarlo, cioè a voler coll’animo entrare a parte de’ suoi (3108) mali, pare all’uomo di fare uno sforzo sopra se stesso, di vincere la propria natura, di ottenere una prova della propria magnanimità, di avere un argomento con cui possa persuadere a se medesimo di esser dotato di un animo superiore all’ordinario; tanto piú ch’essendo proprio dell’uomo l’egoismo, e il compassionevole interessandosi per altrui, stima con questo interesse che niun sacrifizio gli costa, mostrarsi a se stesso straordinariamente magnanimo singolare, eroico, piú che uomo, poiché può non essere egoista, e impegnarsi seco medesimo per altri che per se stesso.1 L’uomo nel compatire s’insuperbisce e si compiace di se medesimo: quindi è ch’egli goda nel compatire, e ch’ei si compiaccia della compassione. L’atto della compassione è un atto d’orgoglio che l’uomo fa