(3480-3481-3482) |
pensieri |
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sacrifizi e patimenti dimostrassero in lui una gran superiorità d’animo, e rinunzia di se stesso e del suo amor proprio. Egli aveva ben caro che cosí paresse agli (3481) altri, e a questo fine ne parlava, ma dava bene ad intendere che tale si era infatti la sua propria opinione. Tanto poteva in un animo il piú radicato nel piú schietto e completo egoismo, intollerante d’ogni menomo incomodo, e capace di sacrificar chi e che che sia ad una sua menoma comodità; tanto poteva, dico, in un animo qual esso era infatti, e di piú totalmente inerte, solitario e segregato affatto dalla società, il desiderio di parere sí agli occhi altrui, sí ancora a’ suoi propri, capace di grandi sacrifizi, superiore all’amor proprio, il contrario di egoista, ed insomma eroe. E tanto è vero che non si trova quasi uomo cosí impudentemente e perfettamente egoista nel fatto, che non desideri grandemente di comparire almeno a se stesso, e non si persuada effettivamente, e non si compiaccia sommamente dell’opinione di essere un eroe. Perocché a tutti è grato il fare stima di se, e si può esser certi che tutti, o in un modo o nell’altro, si stimano, e grandemente, e cosí continuamente come e’ si amano, che vuol dir tuttafiata, senza intervallo alcuno, (3482) benché la stima di se stesso (come anche l’amore, secondo che altrove s’è dimostrato) abbia in un medesimo individuo ora il piú ora il manco, secondo diverse circostanze e cagioni. Del resto, puoi vedere la p. 124, 3108-9 e 3167-9. Questo che io dico dei vecchi egoisti si può applicare ai fanciulli, egoisti estremi, ignari ancora dell’eroismo, perché niuno gliene ha parlato, e nondimeno vaghi di molte piccole glorie, come di star male o di farlo credere, perché si parli di loro nella famiglia e per aver qualche somiglianza cogli adulti, alla quale aspirano generalmente e continuamente, in mille cose, solo per vanità o vogliamo dire ambizione ec. Vedi l’Alfieri di sé che facea gli esercizi militari dapic-