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412 | pensieri | (3479-3480) |
di poesia e d’immaginazione antica, che di moderna. Nel sentimento poi la vena del Monti è al tutto secca, e provandocisi, il che egli fa ben di rado, non ci riesce punto, come nel Bardo (20 settembre 1823).
* Il poeta dee mostrar di avere un fine piú serio che quello di destar delle immagini e di far delle descrizioni. E quando pur questo sia il suo intento principale, ei deve cercarlo in modo come s’e’ non se ne curasse, e far vista di non cercarlo, ma di mirare a cose piú gravi: ma descrivere fra tanto, e introdurre nel suo poema le immagini, come cose a lui poco importanti che gli scorrano naturalmente dalla penna; e, per dir cosí, descrivere e introdurre immagini, con gravità, con serietà, senz’alcuna dimostrazione di compiacenza e di studio apposito, e di pensarci e badarci, né di voler che il lettore ci si fermi. Cosí fanno Omero e Virgilio e (3480) Dante, i quali, pienissimi di vivissime immagini e descrizioni, non mostrano pur d’accorgersene, ma fanno vista di avere un fine molto piú serio che stia loro unicamente a cuore, ed al qual solo festinent continuamente, cioè il racconto dell’azioni e l’evento o successo di esse. Al contrario fa Ovidio, il quale non dissimula, non che nasconda; ma dimostra e, per dir cosí, confessa quello che è; cioè a dir ch’ei non ha maggiore intento né piú grave, anzi a null’altro mira, che descrivere ed eccitare e seminare immagini e pitturine, e figurare e rappresentare continuamente (20 settembre 1823).
* Io notava un vecchio ributtantemente egoista compiacersi di parlare di certi suoi piccolissimi sacrifizi e sofferenze volontarie (vere o false ch’elle fossero, e volontarie veramente o no), e farlo con una certa quasi verecondia, che ben dimostrava, massime a chi conoscesse il carattere della persona, lui essere persuaso di fare e sostener cose eroiche, e quei