<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/3108&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20161204100242</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/3108&oldid=-20161204100242
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 3108 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 188modifica] mali, pare all’uomo di fare uno sforzo sopra se stesso, di vincere la propria natura, di ottenere una prova della propria magnanimità, di avere un argomento con cui possa persuadere a se medesimo di esser dotato di un animo superiore all’ordinario; tanto piú ch’essendo proprio dell’uomo l’egoismo, e il compassionevole interessandosi per altrui, stima con questo interesse che niun sacrifizio gli costa, mostrarsi a se stesso straordinariamente magnanimo singolare, eroico, piú che uomo, poiché può non essere egoista, e impegnarsi seco medesimo per altri che per se stesso.1 L’uomo nel compatire s’insuperbisce e si compiace di se medesimo: quindi è ch’egli goda nel compatire, e ch’ei si compiaccia della compassione. L’atto della compassione è un atto d’orgoglio che l’uomo fa [p. 189modifica]tra se stesso. Cosí anche la compassione che sembra l’affetto il piú lontano, anzi il piú contrario all’amor proprio, e che sembra non potersi in nessun modo e per niuna parte ridurre o riferire a questo amore, non